Sono atterrata a Donetsk nel marzo di tre anni fa, con un volo Lufthansa da Monaco di Baviera. Pensavo di viaggiare insieme a russi e tedeschi. Invece sentivo parlare italiano. Poi ho capito che due terzi dei passeggeri erano badanti a servizio da anni in famiglie del nord Italia. Tornavano a casa per brevi vacanze, chi per le nozze di un figlio, chi per il parto di una figlia. In quelle poche ore di aereo avevamo fatto quasi amicizia e mi aveva colpito il senso di gratitudine e di affetto vero che provavano per il nostro Paese.
E io, fino all’agosto del 2011, lo avevo visto solo nei telegiornali, nei miei amatissimi film catastrofici oppure su Weather Channel, che è il canale televisivo più divertente d’America.
La prima volta del mio Brasile risale a tanti anni fa.
Ero appena arrivata in Mondadori e in uno di quei momenti in cui non riesci ancora a capire bene dove sei, avevo sentito il direttore chiedere al caporedattore: «E se a raccontare le favelas mandassimo questa Triglia?».