L’Ungheria ha dimenticato la sua storia

A volte basta una foto. Come questa, pubblicata da Amnesty international (Belgio): ricorda che dopo l’insurrezione dell’Ungheria contro i sovietici iniziata il 23 ottobre 1956 e repressa dalle truppe sovietiche, più di 200.000 ungheresi fuggirono dal loro Paese. Quello stesso Paese che oggi chiude le sue frontiere a chi fugge dalla Siria, dall’Iraq e da altre guerre.

«Mancano poche bobine di fino spinato per sigillare completamente il confine ungherese con la Croazia e la Serbia dove sono bloccate migliaia di persone in condizioni drammatiche. E anche quelli che ancora ce la fanno a strisciare sotto le fessure quasi certamente verranno rinviati verso i Paesi di transito dei Balcani» ha denunciato John Dalhuisen, direttore del programma Europa e Asia centrale di Amnesty,

E’ tempo di imparare dalla storia e affrontare questa crisi con umanità, senza filo spinato.

Ma, dice Amnesty, il parlamento ungherese «ha introdotto nuove, aggressive leggi che prevedono, tra l’altro, l’invio alla frontiera di soldati e poliziotti autorizzati a usare proiettili di gomma e gas lacrimogeni. Lungo il confine con la Croazia ci sono veicoli blindati con mitragliatrici e soldati con armi in dotazione alle forze speciali».

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A volte basta una foto a ricordare che non sempre si impara dalla propria storia. 1956: 200.000 ungheresi si rifugiano all’estero. 2015: gli ungheresi respingono i rifugiati.

(25 ottobre 2015) 

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2/10/2016. Il referendum contro la ripartizione Ue dei profughi in Ungheria è nullo. L’affluenza alle urne è stata del 43,42% inferiore al quorum necessario del  50% più uno. Ma i sondaggi dicono che il 95 per cento di chi è andato a votare si è espresso contro le quote Ue: circa 3.200.000 di ungheresi hanno detto no all’ingresso di immigrati nel Paese.

 

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