C’era una volta l’orribile fiaba di Cappuccetto Rosso scritta in diverse varianti, le più famose firmate da Charles Perrault nel 1697 e dai fratelli Grimm del 1857. Una favola che mi raccontavano da bambina per poi guardarmi strano quando io strillavo che decapitare e tagliare la pancia a un lupo era crudele, altro che coraggioso.
C’era una volta un’orsa che si chiamava KJ2, viveva in Trentino nel suo habitat badando ai suoi cuccioli ed era controllabile dall’uomo perché munita di radiocollare.
C’era una volta perché qualche giorno fa un 70enne a spasso con il cane è entrato nel “territorio” dell’orsa a un paio di chilometri da monte di Predara, dove un cartello indica chiaramente la presenza dell’animale. Uno sprovveduto certo, che spaventato dall’incontro ha colpito l’orsa con una bastonata. E l’orsa – come da natura – ha reagito, per difendere i cuccioli. Mordendo un braccio al passante.
C’era una volta anche un presidente della Provincia autonoma di Trento, che di nome fa Ugo Rossi e ed è del Partito autonomista trentino tirolese. Rossi, probabilmente (molto probabilmente) sentendo nell’aria odore di campagna elettorale, è intervenuto («è un pericolo per la popolazione!!») e ha ordinato l’abbattimento di mamma orsa. Cosa che è regolarmente avvenuta il 13 agosto.
C’era una volta tutto questo.
Ma ora rimane, se mi permettete il termine, la schifezza della storia. Contro cui però la gente sta reagendo. Con un’indignazione che si fa sentire.
L’Enpa, Ente nazionale protezione animali, parla di «un vero e proprio delitto, un crimine contro gli animali, la natura, la biodiversità. In spregio ai milioni di cittadini italiani che hanno chiesto di lasciare in pace l’animale. Gli orsi sono animali particolarmente protetti e soprattutto non sono un bene privato della provincia autonoma del trentino, ma sono beni indisponibili dello Stato e quindi della collettività».
La Lav denuncia una sentenza senza processo, «emesso sulla spinta emotiva e irrazionale di un’amministrazione provinciale che vuole pieno diritto di vita e di morte sugli orsi. Dopo l’uccisione camuffata di Daniza, l’assassinio di KJ2 è una presa di posizione diretta contro gli animali e contro l’ambiente e una chiara espressione dell’incapacità della Provincia di Trento di gestire il piano di salvaguardia dell’orso bruno».
Le associazioni Animal Amnesty onlus, Gaia animali & ambiente, Lac lega abolizione caccia onlus, Lida lega italiana per i diritti dell’animale, Oipa italia organizzazione internazionale protezione animali onlus, e Salviamo gli orsi della luna, hanno deciso di perseguire la Provincia autonoma di Trento penalmente fino ai massimi gradi di giudizio, per maltrattamento e uccisione ingiustificata di animale selvatico.
Mentre il Wwf , che valuterà nei prossimi giorni come procedere sul piano legale, ha convocato per fine settembre gli Stati Generali dell’Orso in Italia, «perché gli ultimi episodi hanno messo in luce come sia indispensabile ed improcrastinabile un netto salto di qualità nella gestione del plantigrado, ancora sull’orlo dell’estinzione, su tutto il territorio nazionale».
Prese di posizione importanti, ma ciò che mi ha colpito di più sono le centinaia di migliaia di persone che hanno firmato prima gli appelli per la salvezza dell’orsa e ora le petizioni per chiedere la restituzione dei fondi che Bruxelles ha dato al Trentino per il ripopolamento e le dimissioni di Rossi.
Tanta gente comune, come me e come voi, che vuole il rispetto della vita degli animali, come segno di civiltà e sensibilità. Ed è disposta a spendersi per questi valori.
Ed è un bel finale per una storia tragica, quasi come se Cappuccetto Rosso, nella fiaba, avesse fatto pace con il lupo cattivo.
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