Non mi abituerò mai agli attentati come quello di oggi a Barcellona, dove un furgone ha travolto volontariamente la folla sulla Rambla, e lo penso in queste ore in cui non si capisce neppure quale sia il numero di vittime e se siano stati arrestati i responsabili.
Non mi abituerò mai a vivere in questo mondo minacciato dal terrorismo, che non è solo quello dell’Isis che ha rivendicato il massacro.
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Giovedì sera, 14 luglio, a Nizza un tir si è lanciato sulla folla che era sul lungomare e ha provocato una strage: a oggi i morti sono 84. Il killer, Mohamed Lahouaiej Bouhlel, di origini tunisine, è stato ucciso. E’ quasi certo fosse legato all’Islam radicale. L’Isis ha esultato e due giorni dopo ha rivendicato l’attentato con un tweet.
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In questi giorni di cronache, testimonianze, analisi, accuse, attacchi, “guerra” su tutte le prime pagine dei giornali (e tanta retorica), in questi giorni che seguono l’attacco a Parigi da parte dei terroristi dell’Isis, io ho imparato una cosa.
E’ arrivato il momento di smettere di contarcela.
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Mentre i siti di informazione rimandano le notizie degli attacchi ai resort di Sousse, in Tunisia, uno dei luoghi turistici più suggestivi e frequentati di un Paese che un tempo era il porto tranquillo di tanti turisti italiani…
Mentre leggo dell’attentato nel sud est della Francia, dove un uomo a bordo di un’auto ha fatto irruzione in un impianto di gas industriale a Saint-Quentin-Fallavier, 30 km da Lione, e ha colpito bombole di gas provocando un’esplosione, e una testa decapitata è stata trovata infilzata sulla recinzione del cortile dello stabilimento coperta di scritte in arabo insieme alla bandiera nera dell’Is…
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il blog di Monica Triglia