In questo periodo a Belgrado, di notte, la temperatura sfiora i meno venti gradi.
Ogni notte a Belgrado più di 2.000 tra migranti e rifugiati (su 9.000 circa presenti in tutta la Serbia) cercano riparo nei magazzini abbandonati della città.
Mi ricordo la notte in cui Alina Perri, ostetrica di Medici senza Frontiere in servizio sulla Aquarius, la nave dell’associazione umanitaria Sos Méditerranée che con l’aiuto del personale medico di Msf si occupa dei migranti che arrivano per mare, mi aveva scritto della nascita di Destiné Alex, che aveva visto la luce alle 17.05 di giovedì 26 maggio.
E poi, quando avevo quasi perso la speranza di ricevere un segnale – un qualsiasi segnale – da quella nave in mezzo al Mediterraneo, mi arriva un messaggio di Alina dalla Aquarius: «Stare in nave e lavorare è difficilissimo, almeno per me. Il bambino di nome Destiné Alex è stato fortunato, la mamma in Libia non ha mai fatto un controllo. Ha già un figlio avuto a 15 anni. Lei ne dimostra 30 almeno ma ne ha solo 21».
Federica Zamatto è un medico ed è vice-coordinatrice delle operazioni per la migrazione di Medici senza Frontiere. Per Msf è a Lesbo, l’isola greca che è diventata simbolo del dramma dei migranti e dove oggi Papa Francesco, insieme a due patriarchi ortodossi, visiterà i centri di accoglienza.
Non occorre una parola in più di quelle che scrive qui Federica per raccontare cos’è la peggiore emergenza umanitaria di questi anni. E perché dobbiamo imparare a capirla e comprenderla.