Ora, io lo so che Sanremo è Sanremo (uffa!). Che Baglioni è Baglioni (uffa! uffa!). Che i radical chic schifano il nazionalpopolare (uffa! uffa! uffa!). Che Pio e Amadeo ma chi saranno mai… Ma a me questi 20 minuti sul palco dell’Ariston sono piaciuti tanto. Forse perché su certi temi sono davvero un po’ disperata. Vi posto il video qui, se ve lo siete perso dateci un occhio (fino alla fine eh…).
Una giornata senza mangiare per non restare indifferenti di fronte alle continue violazioni dei diritti dei migranti nel Mediterraneo, in Libia e in Italia. Una giornata senza mangiare in ricordo di chi ha perso la vita nel Mediterraneo, col pensiero alle migliaia di uomini, donne e bambini ancora oggi bloccati nei lager in Libia, e in solidarietà con tutti i migranti già in Italia e in Europa, che vedono la loro ricerca di una vita migliore ostacolata da leggi ingiuste e controproducenti.
Avevo 15 anni e più che per la maglietta fina di Questo piccolo grande amore, trattenevo il respiro, come faccio ancora oggi quando sono emozionata, ascoltando Poster, canzone nella quale un Claudio Baglioni parecchio giovane, occhioni tristi, riccioloni sulle spalle, un po’ bietolone nel complesso, gridava (letteralmente): «Tu che intanto sogni ancora /sogni sempre/sogni di fuggire via/E andare lontano lontano/Andare lontano lontano». Che poi era quello che desideravo fare io davvero. E mi stupivo che un tipo così sapesse interpretare tanto bene quello che non riuscivo a spiegare neppure a me stessa. Continua la lettura di Baglioni, i migranti, Sanremo (e la libertà di dire ciò che si pensa)→
Sabato sera è andata in onda in tv una puntata di “Ulisse” che Alberto Angela ha dedicato al viaggio senza ritorno degli ebrei catturati a Roma dalle SS il 16 ottobre 1943 e portati in treno ad Auschwitz e in altri campi di sterminio. Una trasmissione importante che Angela aveva annunciato con un tweet che diceva così: «C’è sempre il rischio che i volti bui della storia riappaiano. L’unico modo per evitarlo è conoscerla, raccontarla».
«Abbiamo accolto 27 scheletrini. Il più magro pesava 30 chili, la sua gamba aveva lo stesso diametro del mio polso. Uno era tutto e solo orecchie. Un altro non riusciva a camminare perché pieno di dolori. Tre avevano ferite di arma da fuoco ai polsi, ai piedi e alle braccia».