Una tigre che salta in un cerchio di fuoco. L’ho vista una volta, quando ero bambina. Mi avevano portato al circo, doveva essere un giorno di festa. Ma a me il circo non piaceva. Mi metteva tristezza, e mi ricordo la tigre…. Gli spettatori applaudivano mentre io chiudevo gli occhi, pensando a che paura provasse quel povero animale.
L’ufficio affissioni del Comune di Milano ha negato l’autorizzazione ai manifesti della campagna #Bastasparare promossa dalla Lav, la Lega antivivisezione, per l’abolizione della caccia.
C’era una volta l’orribile fiaba di Cappuccetto Rosso scritta in diverse varianti, le più famose firmate da Charles Perrault nel 1697 e dai fratelli Grimm del 1857. Una favola che mi raccontavano da bambina per poi guardarmi strano quando io strillavo che decapitare e tagliare la pancia a un lupo era crudele, altro che coraggioso.
C’era una volta un’orsa che si chiamava KJ2, viveva in Trentino nel suo habitat badando ai suoi cuccioli ed era controllabile dall’uomo perché munita di radiocollare.
Chissà se immaginavano cosa sarebbe diventata la Lav quei nove, tra donne e uomini, che la fondarono quarant’anni fa in una stanza in Via dei Portoghesi 18, a Roma, prestata da uno dei soci e trasformata in una sede.
Metto subito le mani avanti. Ho sempre tifato per il lupo di Cappuccetto Rosso, anche se già all’inizio della favola è chiara la fine pessima a cui è destinato. Mentre ho sempre pensato che Cappuccetto Rosso fosse un po’ scema; sua nonna, che la confonde con il lupo, parecchio stordita; il cacciatore che uccide il lupo e gli apre la pancia un essere crudele.