Non mi abituerò mai agli attentati come quello di oggi a Barcellona, dove un furgone ha travolto volontariamente la folla sulla Rambla, e lo penso in queste ore in cui non si capisce neppure quale sia il numero di vittime e se siano stati arrestati i responsabili.
Non mi abituerò mai a vivere in questo mondo minacciato dal terrorismo, che non è solo quello dell’Isis che ha rivendicato il massacro.
Giovedì sera, 14 luglio, a Nizza un tir si è lanciato sulla folla che era sul lungomare e ha provocato una strage: a oggi i morti sono 84. Il killer, Mohamed Lahouaiej Bouhlel, di origini tunisine, è stato ucciso. E’ quasi certo fosse legato all’Islam radicale. L’Isis ha esultato e due giorni dopo ha rivendicato l’attentato con un tweet.
«C’è una guerra nel cuore dell’Europa. È una guerra diversa rispetto a quelle del passato. Ma è una guerra».
Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera, apre così il suo commento sull’attacco terroristico a Bruxelles che oggi ha provocato decine di morti. E che l’Isis ha già rivendicato: «Colpiremo di nuovo in Europa».
Dalle otto di martedì 22 marzo, Bruxelles, capitale del Belgio, è sotto l’attacco dei terroristi.
Due esplosioni nell’area partenze dell’aeroporto Zaventem, precedute da raffiche di mitra e urla in arabo, e bombe anche nella metropolitana tra le fermate di Maelbeek e di Schuman, in pieno centro e nei pressi della sede della Commissione europea, hanno fatto decine di vittime.
Sono sul tram 16, e a una fermata dopo quella di casa mia sale arrancando una signora parecchio anziana. Gli scalini dei tram milanesi sono alti, così le allungo una mano e lei, che è molto ben messa, con un cappellino con un fiocco e un cappottino cammello, mi ringrazia e (ovviamente) attacca bottone.