Ewa è una ragazza polacca bionda e sottile, ha una sciarpa leggera al collo e lì ha agganciato un microfono che permetterà a noi che la seguiamo di non perdere neppure una delle sue parole.
Ewa è la guida che accompagna me e un altro piccolo gruppo di italiani a visitare i campi di Auschwitz e Birkenau, poco più di 50 chilometri da Cracovia, dove almeno una volta nella vita bisogna andare.
E’ un dovere essere qui, dovrebbero venirci tutti, io ho aspettato troppi anni mi dico mentre entro. Quando passo sotto la scritta “Arbeit macht frei” sento fortissima la tentazione di girarmi e tornare indietro. E’ brutto dirlo ma vorrei proprio andarmene.
Invece vado avanti.