Un’uscita importante, a sei anni da Accabadora che ha fatto vincere alla scrittrice il premio Campiello.
Continua la lettura di Il nuovo libro (e la nuova vita) di Michela Murgia
Un’uscita importante, a sei anni da Accabadora che ha fatto vincere alla scrittrice il premio Campiello.
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È una piccola storia questa, ma ha un grande significato e mi piace raccontarla qui. Si svolge a Stella, in provincia di Savona. Ricordate? Il paese natale del presidente Sandro Pertini.
Il 9 luglio 2006 l’Italia vinceva il campionato mondiale di calcio e io ero a Ortisei, in Alto Adige, in un albergo che se la tirava parecchio, pieno di famiglie eleganti e mai sudate anche quando scarpinavano per chilometri sui sentieri diretti ai rifugi.
Quella sera i proprietari dell’hotel allestirono una sala per l’occasione, con un maxi schermo e le sedie in fila come al cinema e un piccolo buffet di dolci che seguiva la cena servita alle sei e mezza del pomeriggio per permettere a tutti di assistere a Italia-Francia.
In questo mondo iperconnesso siamo spettatori di tutto quello che accade in qualunque parte del pianeta. Così succede di dover chiudere gli occhi davanti ai video postati dall’Is che ci fanno testimoni di scene atroci come le decapitazioni, i prigionieri chiusi in gabbia e dati alle fiamme, gli uomini costretti a scavarsi la fossa, i corpi delle donne e dei bambini ammazzati, i ragazzini che giustiziano “il nemico” , quelli costretti a giocare sotto terra per ripararsi dai bombardamenti.
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Non sono mai stata radicale, proprio mai, anche se ho apprezzato, dei radicali, tante importanti battaglie civili.
Non l’ho mai votata, proprio mai, e a volte ho avuto delle perplessità per quell’oscillare del suo partito a destra e a sinistra che io non ho mai capito.
Però per me è sempre stata un gran riferimento.
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