C’era una volta un lupo bellissimo ma molto malato. Era stato colpito da un virus grave, il cimurro ceppo artico. Lo stesso che negli anni precedenti aveva decimato i lupi nel parco d’Abruzzo.
Quel lupo era destinato a morire se non fosse che un giorno la Clinica veterinaria di Perugia, che lo aveva soccorso, avesse deciso di mandarlo al Centro Fauna Selvatica Il Pettirosso di Modena.
Che è un posto meraviglioso per gli animali in difficoltà: là vivono insieme cinghiali coccoloni, tartarughine nate premature, volpi cieche, istrici affettuose e serpenti bisognosi di vitamina C.
Una “fattoria-ospedale” diretta da Piero Milani, 50 anni, che si è “inventato” il Centro a cui ora dedica tutto il tempo libero.
E’ lui ad avermi raccontato questa storia straordinaria.
E allora… Ecco che il lupo arriva a Modena ed è messo in isolamento. Per non fargli contagiare gli altri animali, ma anche perché non diventi “amico” dell’uomo e perda così la sua “selvaticità” senza la quale non potrebbe cavarsela se rimesso in libertà.
Le telecamere registrano giorno e notte tutti i suoi stati clinici, inviati all’Istituto Zooprofilattico di Modena e Perugia, con cui Il Pettirosso collabora da anni.
Sono necessari mesi di cure, con il timore di non riuscire a salvarlo o di non poterlo liberare.
Invece, lentamente, il lupo guarisce. E torna a essere forte e irrequieto.
Così, gli scienziati dell’Università di Bari, chiamati per un consulto, danno il loro ok.
La Regione Umbria individua un’oasi vicina all’area dove il lupo era stato trovato mesi prima, una zona protetta e vietata ai cacciatori.
E l’Università di Perugia fa mettere all’animale un radiocollare, che consentirà di tenere sotto controllo la sua ripresa e il reinserimento in natura.
Arriva il giorno.
Il lupo viene sedato e portato in Umbria, con un trasferimento a cui partecipa anche la Lav di Bologna.
Il filmato documenta momenti emozionanti. Guardando le immagini mi è sembrato di essere là, con Piero e i volontari, a salutare con un “buona fortuna” quel lupo che tornava in un bosco che non aveva mai dimenticato.
La liberazione di un animale è un successo di tutti, ma soprattutto della natura.
Nel Centro Il Pettirosso di Modena vengono curati – da 30 veterinari e 30 volontari – tra i 3mila e i 4mila animali selvatici ogni anno: barbagianni, allocchi, gheppi, falchi, aquile, volpi rosse, linci, faine, donnole, ghiri, maiali, cinghiali, daini e caprioli, pipistrelli. E, naturalmente, pettirossi.
Otto su dieci ritornano liberi. Proprio come il lupo di cui vi ho raccontato la storia. E che ora, finalmente, sta correndo nel suo bosco.
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bella storia 😉
🙂