Dicono che sia “uno spiraglio di luce nel buio di Roma”.
La carezza del poliziotto alla donna eritrea sgomberata, insieme ad altre centinaia di etiopi ed eritrei, da un palazzo romano di via Curtatone, nei pressi di piazza Indipendenza, e poi dall’area vicino a stazione Termini, dove in centinaia si erano accampati.
Uomini, donne e bambini rifugiati e richiedenti asilo, quindi persone che hanno diritto di trovarsi in Italia.
Lo sgombero si è consumato tra idranti, manganelli, bottiglie lanciate dalle finestre, urla, bambini atterriti. Tensione altissima, guerriglia urbana, 13 feriti curati da Medici senza Frontiere.
Dicono che la carezza del poliziotto alla donna eritrea fosse dolce, tranquillizzante.
Sull’accaduto Unicef Italia è durissima.
Riferisce, tra l’altro, il portavoce Andrea Iacomini: «Questa mattina all’alba in piazza Indipendenza è avvenuto lo sgombero dei rifugiati che vivevano nel palazzo occupato di via Curtatone, sotto gli occhi terrorizzati dei bambini.
Questi bambini, dopo aver assistito a scene di guerriglia urbana, sono stati caricati sui pullman delle forze dell’ordine e portati in Questura in preda al terrore. Sconvolti.
È una situazione molto triste: parliamo di 800 persone con status di rifugiato, sopravvissute a guerre, persecuzioni o torture che in alcuni casi hanno anche ottenuto la cittadinanza italiana, buttate in strada in condizioni disumane senza una reale alternativa sostenibile (non il meno peggio) da parte del Comune di Roma».
Dicono che la foto del poliziotto e della donna eritrea sia un segno di speranza per una convivenza ancora tutta da inventare.
Durante una delle cariche della polizia nei pressi di Stazione Termini un poliziotto ha gridato: «Devono sparire, peggio per loro. Se tirano qualcosa spaccategli un braccio». E poi, al collega con gli idranti: «Spara su quella feccia là». Lo si può ascoltare sul sito di Repubblica.
La questura di Roma ha subito diffuso un comunicato: «In relazione al video pubblicato sul sito di Repubblica in cui si sentono frasi concitate di invito a intervenire con decisione, in caso di lancio di oggetti, contro i manifestanti in fuga, sono in corso approfondimenti per accertare eventuali irregolarità».
La polizia ha fatto sapere anche di essere stata aggredita con sassi e bottiglie e che l’uso degli idranti «ha evitato che venissero accesi fuochi e liquidi infiammabili».
Dicono che la foto del poliziotto e della donna eritrea dimostri che ci può ancora essere differenza tra chi chiede di spezzare le braccia ai rifugiati e chi vorrebbe risolvere la loro tragica situazione in modo diverso.
Io non so se crederci. Anche se cerco di continuare a farlo, in questa Italia che fa sempre più male.
La foto del poliziotto e della donna eritrea è di Angelo Carconi dell’agenzia Ansa
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