Ecco, se vi dovessi dire quale aria si respira in questi tempi, anche oggi che è la vigilia di Natale, ve lo racconterei non con uno dei grandi fatti accaduti nel 2019 su cui aprire una discussione intellettuale, ma con un piccolo episodio molto nazional-popolare.
Una cosa che è successa a me alla fine di ottobre. Entro in un bar e vedo un povero, ma davvero povero essere umano, nero come la notte, magro e sporco, che ha 6 euro in mano e chiede cosa può mangiare con quei soldi. E vedo anche un barista che lo fa sedere, e gli mette davanti un’insalatona, una mozzarella, del pane, uno yogurt e due banane e per quello gli chiede 3 euro e mezzo, «perché» dice a me che lo fisso «gratis no, questa non è un’elemosina».
E’ una bella cosa quella a cui assisto e allora la racconto – e lo faccio così, senza pensarci – con qualche riga su Facebook. E sono tanti a mettere un like, un commento gentile, a condividerlo anche.
Ma accade che nelle condivisioni – in alcune, non in tutte – legga delle richieste imperiose: “dicci il nome del bar, dacci l’indirizzo”, “questa è una notizia e va provata altrimenti è falsa”, “se ci entro io che sono italiano in quel locale mi fanno pagare salato anche il caffè” e altre cose così.
Io il nome del bar non l’ho scritto e non lo scriverò mai, non solo perché chi ha dato da mangiare a chi aveva fame è un dipendente e non il titolare e mai vorrei provocargli dei casini, ma anche perché con l’aria che si respira (l’aria di cui vi parlavo in attacco di questo pezzo) non vorrei che nei confronti di quel bar, nel centro di Milano, si scatenassero gli haters a cui purtroppo stiamo facendo l’abitudine.
E’ davvero un piccolo episodio questo ma quei commenti, che mi hanno colpito, bene spiegano cosa sono oggi i rapporti umani nei confronti dell’altro.
E un po’ mi fanno incazzare tutti questi auguri di ogni bene e cuoricini e lucine e alberelli decorati in questa vigilia dove ci si sente bravi e buoni e dove invece ognuno di noi, a partire da chi guarda con disprezzo chi è diverso nel senso di straniero povero, dovrebbe fermarsi un momento a pensare.
Io sono una che con la fede litiga spesso e non sa e si confonde. Ma trovo un dovere oggi pubblicare il tweet di Papa Francesco, con la foto di un giubbotto salvagente crocifisso per ricordare che ogni vita è preziosa agli occhi di Dio e per questo va salvata.
E la foto (in alto) del presepe che Francesco ha donato a Lampedusa, con Giuseppe che salva un migrante che sta annegando.
E il disegno di Mauro Biani, con la stessa cometa sulla Sea Watch.
Pensiamoci. Pensateci. Buon Natale.
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Bell’ articolo Monica brava una triste realtà tipica della società bifrontale nella quale viviamo per fortuna pure con tante belle eccezioni , soprattutto nel volontariato e tutto lascia ben sperare per il 2020 anche se per non restare delusi meglio non farsi troppe illusioni perché come la storia dell’umanità insegna le 2 componenti di bene e male pace e guerra purtroppo fanno parte della millenaria esperienza umana . Ciò premesso io sono un irriducibile positivo , anche perché la negatività porta solo altra negatività ed una spirale che ti ingniotte giù rafforzando il male che così monterebbe più facilmente e quindi coraggio ed maiora ! Buon Natale e felice Anno Nuovo a te e cari . Gius