C’è un Sms solidale – il 45509 – che, fino al 4 ottobre, dà a tutti noi la possibilità di contribuire al progetto “Un parto sicuro salva due vite” e sostenere così il Villaggio delle donne che Medici senza Frontiere ha aperto a Masisi, nella repubblica democratica del Congo.
Nel Paese africano, tormentato da una guerra violentissima, dare la vita significa troppo spesso anche perderla. È il destino di 730 donne e 4.350 bambini ogni 100.000 nascite, un tasso di mortalità tra i più elevati al mondo.
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Se vi invito a spedirlo, quell’Sms, è perché io nel lavoro di Msf ci credo. L’ho visto con i miei occhi, nei mesi che ho trascorso in tante missioni mentre lavoravo al libro L’altra faccia della Terra.
Credetemi: anche un Sms può fare la differenza. E tanti Sms possono cambiare le cose.
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La Repubblica Democratica del Congo è uno dei Paesi più poveri al mondo, il penultimo su 187 nella classifica mondiale delle Nazioni Unite. Dal 1994 ha perso più di 5 milioni persone nella cosiddetta “Guerra mondiale d’Africa”. E migliaia di donne sono state (e sono) stuprate.
Il Villaggio delle donne è stato aperto da Msf in un’area dove ci sono oltre 500.000 sfollati: si tratta di uno speciale reparto di maternità in un ospedale che è l’unico riferimento in un distretto sanitario di oltre 420.000 persone.
A Masisi, come nel resto del Paese, le donne partoriscono in casa secondo la medicina tradizionale. Questa usanza, unita all’instabilità nella regione, spesso le porta a rivolgersi ai servizi sanitari solo quando è troppo tardi. L’inaccessibilità delle zone più remote le costringe a muoversi a piedi oppure a essere trasportate dalla famiglia su barelle fatte in casa fino a raggiungere un medico. Così, in centinaia muoiono ogni anno per complicanze legate alla gravidanza e per parto interrotto.
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Quando parlo dell’esperienza che ho vissuto con Msf succede che trovi chi mi invita (polemicamente) a occuparmi con la stessa passione dei problemi degli italiani.
Io lo so che per molti è difficile persino immaginare com’è la vita in Congo (e quella in Pakistan, Afghanistan, India, Haiti…).
Eppure bisogna fare uno sforzo e pensare a cosa sarebbe per noi se fossimo nati là, per esempio proprio nel Kivu del nord, dove le strutture sanitarie offrono cure solo a chi può pagare e comunque non hanno attrezzature, farmaci e neppure personale medico specializzato. Dove raggiungere l’ospedale è complicatissimo per persone che sono ripetutamente torturate, derubate o attaccate da banditi. E dove non si ha diritto a nulla, tanto meno alle cure mediche essenziali.
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Il Villaggio delle donne di Msf è un reparto di maternità con 76 posti letto, ma è anche una casa dove le donne in gravidanza possono soggiornare prima del parto. «Molte raggiungono il nostro ospedale in stato di travaglio avanzato, e hanno lavorato fino a un momento prima o hanno camminato da sole per chilometri» mi racconta Edoardo Fanti, che per molti mesi è stato responsabile medico di Msf a Masisi. «Spesso, dietro le loro gravidanze c’è violenza, un passato di cui non è facile parlare, quasi un’onta di cui vergognarsi. Ma la gravidanza non è una malattia, nessuna donna dovrebbe morire di parto».
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A Masisi sono impegnati 150 operatori di Msf e 255 del Ministero della Salute locale. Oltre ai parti e alle consultazioni pre e post natali, nella struttura si lavora per prevenire la trasmissione del virus dell’Aids da mamma a bambino e si fanno attività sanitarie di base, vaccinazioni, cure specialistiche e interventi chirurgici.
Nel 2014, le équipe di Msf a Masisi hanno fatto più di 128.000 visite mediche, ricoverato più di 12.000 persone e aiutato 3.000 bambini a nascere. Oltre 900 le mamme ospiti del Villaggio delle donne diretto da “Maman Agathe”, che di nome completo fa Agathe Farini Sena ed è un tipo eccezionale con la sua camicetta rossa e la risata squillante.
Da quando ha perso il marito, morto durante la guerra nel 1994, Agathe accoglie le donne in attesa: sa bene cosa hanno passato. «E’ come se fossero le mie figlie» dice. Con Msf dal 2008, Maman Agathe inizia la giornata con la danza e il canto nelle diverse lingue del Congo, dove anche le differenze etniche e linguistiche sono state centrali nel conflitto negli ultimi vent’anni. Se vi va di vederla all’opera, potete cliccare su questo link.
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“Un parto sicuro salva due vite” rientra tra le attività della campagna #Milionidipassi che Msf ha dedicato a tutte le persone che in decine di Paesi del mondo sono costrette a fuggire per sopravvivere a guerra, violenza e povertà. L’obiettivo della campagna è ridare umanità al tema delle migrazioni forzate e garantire il diritto di tutti ad avere salva la vita.
“Un parto sicuro salva due vite” ha ricevuto il sostegno del Segretariato Sociale RAI, di La7 e Sky, della Federazione Italiana Gioco Calcio FIGC, della Lega Serie A, dell’associazione arbitri e di tanti altri.
Potete esserci anche voi, possiamo esserci tutti noi.
Guardate le foto in questa pagina. Fino al 4 ottobre con un Sms o con una chiamata da rete fissa da 2 o 5 euro al numero 45509 si aiutano tante mamme e i loro bambini. Bastano 10 euro per garantire a una donna un parto sicuro. Non è poco, è tantissimo.
E’ la differenza tra la vita e la morte.
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