E così, alla fine, sono andata a votare alle primarie del Pd.
No, non volevo farlo, innanzitutto perché il Pd nelle ultime due tornate elettorali non l’ho votato. Poi per rispetto della gastrite cronica con cui combatto negli ultimi anni. Provocata dalla delusione, dalla rabbia, dallo sconforto che il Pd mi ha fatto provare per le risse vergognose e le scelte tragicamente discutibili. E per quel “potere” usato non certo a favore della gente, che da un partito che dovrebbe essere di sinistra fa male ancora di più.
Questo è un pezzo scritto un po’ per ridere e richiede alcune premesse.
Uno. Commentare Sanremo come fosse l’evento del secolo è poco intellettuale, anzi zero. Ieri sera, mentre iniziava la finale, ero a teatro a vedere Pierfrancesco Favino e il suo meraviglioso e disperato straniero ne La notte poco prima delle foreste, di Bernard-Marie Koltès.
Ora, io lo so che Sanremo è Sanremo (uffa!). Che Baglioni è Baglioni (uffa! uffa!). Che i radical chic schifano il nazionalpopolare (uffa! uffa! uffa!). Che Pio e Amadeo ma chi saranno mai… Ma a me questi 20 minuti sul palco dell’Ariston sono piaciuti tanto. Forse perché su certi temi sono davvero un po’ disperata. Vi posto il video qui, se ve lo siete perso dateci un occhio (fino alla fine eh…).
Una giornata senza mangiare per non restare indifferenti di fronte alle continue violazioni dei diritti dei migranti nel Mediterraneo, in Libia e in Italia. Una giornata senza mangiare in ricordo di chi ha perso la vita nel Mediterraneo, col pensiero alle migliaia di uomini, donne e bambini ancora oggi bloccati nei lager in Libia, e in solidarietà con tutti i migranti già in Italia e in Europa, che vedono la loro ricerca di una vita migliore ostacolata da leggi ingiuste e controproducenti.
Dicono che c’è un tempo per seminare
E uno che hai voglia ad aspettare
Un tempo sognato che viene di notte
E un altro di giorno teso
Come un lino a sventolare
Inizia così “C’è tempo”, una tra le canzoni più belle di Ivano Fossati.