Sabato sera è andata in onda in tv una puntata di “Ulisse” che Alberto Angela ha dedicato al viaggio senza ritorno degli ebrei catturati a Roma dalle SS il 16 ottobre 1943 e portati in treno ad Auschwitz e in altri campi di sterminio. Una trasmissione importante che Angela aveva annunciato con un tweet che diceva così: «C’è sempre il rischio che i volti bui della storia riappaiano. L’unico modo per evitarlo è conoscerla, raccontarla».
«Abbiamo accolto 27 scheletrini. Il più magro pesava 30 chili, la sua gamba aveva lo stesso diametro del mio polso. Uno era tutto e solo orecchie. Un altro non riusciva a camminare perché pieno di dolori. Tre avevano ferite di arma da fuoco ai polsi, ai piedi e alle braccia».
Chissà cosa ha provato quel camionista che ha fermato il suo tir a un paio di metri, forse meno, dal vuoto. Da quel salto nel nulla che, dopo il crollo del viadotto Morandi a Genova, sulla A10, ha inghiottito tir, camion e auto. Chissà com’è essere parte di una lotteria che ti salva la vita per un secondo o due.
Due o tre cose, anzi quattro, che mi sono venute in mente dopo aver letto L’Amaca di Michele Serra che commenta gli episodi gravi di bullismo accaduti negli ultimi giorni in alcune scuole.
Serra dice, in sostanza, – scusate la sintesi – che chi minaccia i professori sono i ragazzi delle famiglie povere che frequentano non i licei ma le scuole professionali. E che l’educazione dipende dal ceto sociale (il testo completo lo trovate qui sotto, cliccate sopra la foto e riuscirete a leggere).
Dei fatti di Macerata, città dove Luca Traini (nella foto qui sopra), 28 anni, è salito in auto, ha iniziato a guidare, poi ha abbassato il finestrino e ha sparato contro chi aveva la pelle scura, ferendo gravemente sei stranieri, ci sono due cose che mi colpiscono.