Per parlarne possiamo partire dai dati. Secondo una ricerca Istat realizzata per Fiopsd, la Federazione italiana organismi per le persone senza dimora, in Italia sono quasi 60.000 gli uomini e le donne senza una casa, che dormono all’aperto o dove capita. Solo a Milano sono 14.000, 4 su 10 sono italiani.
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Perché vi chiedo un Sms per Medici senza Frontiere
C’è un Sms solidale – il 45509 – che, fino al 4 ottobre, dà a tutti noi la possibilità di contribuire al progetto “Un parto sicuro salva due vite” e sostenere così il Villaggio delle donne che Medici senza Frontiere ha aperto a Masisi, nella repubblica democratica del Congo.
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Perché ho condiviso la foto di Aylan
Ieri ho condiviso su Facebook la foto del poliziotto turco che, sulla spiaggia di Bodrum, prende in braccio il bambino siriano morto nella traversata che avrebbe dovuto portarlo a Kos, in Grecia.
Il no dell’insegnante al lavoro senza dignità
Oggi ho letto la lettera che un’insegnante precaria di 44 anni («faccio con passione la pendolare da 13, insegno Latino, Greco e materie letterarie nei licei classici della provincia di Napoli»), ha scritto a Repubblica per spiegare perché ha rifiutato l’assunzione. Anzi, “la deportazione” come l’hanno definita tanti come lei, riferendosi alla destinazione che può essere ovunque.
Deportazione è un termine certo molto forte, così chi l’ha usato si è tirato sulla testa una bella quantità di critiche. In effetti la prima reazione, quella che si ha senza molto pensare, è: «Ma come si fa a rifiutare un posto di lavoro?». E su questo si può essere più o meno d’accordo.
Però… Però bisogna leggerla, la lettera di questa insegnante precaria di 44 anni.
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Contro l’insulto a Mika #rompiamoilsilenzio
Ci sono brutte storie che a volte si rivelano positive. Io sono convinta che quella dell’insulto omofobo al cantante anglo-libanese Mika sia una di queste.
Una storia iniziata in modo odioso (“frocio” scritto su un manifesto che pubblicizzava un suo prossimo concerto a Firenze) ma conclusa bene, con la solidarietà convinta di tanti e un “passaparola” sui social che conferma che i pregiudizi cattivi si possono vincere se – su di loro e su chi li ha – tutti insieme si rompe il silenzio.
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