Dalle otto di martedì 22 marzo, Bruxelles, capitale del Belgio, è sotto l’attacco dei terroristi.
Due esplosioni nell’area partenze dell’aeroporto Zaventem, precedute da raffiche di mitra e urla in arabo, e bombe anche nella metropolitana tra le fermate di Maelbeek e di Schuman, in pieno centro e nei pressi della sede della Commissione europea, hanno fatto decine di vittime.
Succede che lo scrittore Aldo Nove commenti il suicidio del pensionato di Civitavecchia che ha perso i suoi risparmi nel crac di Banca Etruria con un post su Facebook: «Questa cosa di chi si suicida perché “ha perso tutti i risparmi” mi lascia raggelato. Da parte mia non ho mai “messo da parte” nulla e preso atto di questo credo che non mi suiciderò perché oggi devo vedere una bella ragazza, un ottimo musicista e imparare nuove forme di meditazione sul respiro. Che cazzo sono sti “risparmi”? Se la religione è l’oppio dei popoli, il culto dei soldi ne è il cianuro».
Parole ruvide, e in Rete si è scatenato l’inferno. L’inferno per Aldo Nove. Contro il quale è stato scritto di tutto. Da un “Che cagata che hai detto” che ci può stare a “Tu devi morire male, però in fretta” che proprio non ci sta.
In questi giorni di cronache, testimonianze, analisi, accuse, attacchi, “guerra” su tutte le prime pagine dei giornali (e tanta retorica), in questi giorni che seguono l’attacco a Parigi da parte dei terroristi dell’Isis, io ho imparato una cosa.
Paola Filippini (nella foto) ha 28 anni, vive a Mestre, fa la fotografa e probabilmente è molto brava (non la conosco ma da quello che leggo è tosta, e questo è garanzia di qualità).
A volte basta una foto. Come questa, pubblicata da Amnesty international (Belgio): ricorda che dopo l’insurrezione dell’Ungheria contro i sovietici iniziata il 23 ottobre 1956 e repressa dalle truppe sovietiche, più di 200.000 ungheresi fuggirono dal loro Paese. Quello stesso Paese che oggi chiude le sue frontiere a chi fugge dalla Siria, dall’Iraq e da altre guerre.