Nizza e la mia vita

 

Giovedì sera, 14 luglio, a Nizza un tir si è lanciato sulla folla che era sul lungomare  e ha provocato una strage: a oggi i morti sono 84. Il killer, Mohamed Lahouaiej Bouhlel, di origini tunisine, è stato ucciso. E’ quasi certo fosse legato all’Islam radicale. L’Isis ha esultato e due giorni dopo ha rivendicato l’attentato con un tweet.

strage nizza

Stamattina mentre andavo a Linate, l’autobus 73 con il suo solito carico diretto in aeroporto su viale Forlanini ha affiancato un tir. Quelli d’un pezzo solo, enormi, alti.

Il bus 73 e il tir hanno percorso affiancati un bel pezzo di strada, mentre dentro l’autobus si zittivano tutti.

Allora io ho guardato le facce di chi mi stava intorno. Ho guardato le facce delle persone e mi sono convinta che ognuno di noi in quel momento facesse i conti con un solo pensiero. Quello di un tir lanciato a 80 chilometri all’ora su un lungomare, un tir che punta te e chi ti sta accanto perché chi lo guida vuole uccidere.

Io sono una che ha paura di tutto, ma che si impone di non avere paura mai,

perché la paura è la peggior condanna, ciò che ti fa morto anche quando sei vivo.

Stamattina, sul bus 73 che correva accanto a quel tir, ho però provato un malessere reale.

Nizza non è il primo caso, ci sono stati Charlie Hebdo e il Bataclan, Bruxelles e Dacca…

Eppure, e non lo so il perché, il tir sulla folla che stava tornando a casa dopo i fuochi di artificio mi ha convinto – realmente – che non possiamo illuderci più,

che questo qualcosa senza senso a cui assistiamo attoniti da troppo tempo sta diventando la nostra storia.

Sta diventando – è diventato – una quotidianità di tensione, preoccupazione, intolleranza crescente, violenza. A volte, di morte.

«Questa follia senza senso, questa guerra, è la storia nella quale sto vivendo» mi sono detta. E lo so che è presunzione vergognosa pensare a tutto ciò riferito solo a me.

Ma l’ho pensato davvero. Tante volte mi sono chiesta cosa fosse la vita per quegli uomini e donne che hanno vissuto in epoche buie, in guerra.

Oggi in un’epoca buia vivo io. Viviamo noi.

 

 

2 commenti su “Nizza e la mia vita”

  1. Cara Monica , bell’ articolo , fa riflettere e non e’ cosa da poco in questo periodo davvero buio che stiamo vivendo . Muoviamoci con la logica del ” fare ” e puntiamo sull’ educazione dei bambini perche’ il futuro sono loro . In questa situazione ci vorranno anni ed un duro lavoro per sperare in un miglioramento . Troppo odio , troppa diffusa insensibilita’ che deriva anche da alternarsi in pochi minuti dI tante notizie tragiche per l’ umanita’ a ” veline ” di preoccupante indifferenza.
    E’ una fatica immane la diffusione di iniziative e messaggi di pace , che dovrebbero avere precedenza , perché ?
    Quante responsabilita’ vi sono da parte di media , colletti bianchi , soggetti pronti sempre a lamentarsi a fatti avvenuti e poco propensi ad esaminare ed accogliere ex ante progetti diffusori di Cultura di pace ed amore per la vita ? Ti lascio ed abbraccio con questi interrogativi ai quali non so dare riposte. Gius

    1. La penso proprio come te Gius. E anch’io non ho risposte. Ma mi piace l’idea di impegnarci e lavorare per diffondere messaggi di pace e accoglienza. E di far crescere le nuove generazioni con una sensibilità diversa da quella spesso terribile di oggi. Grazie per il tuo intervento

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