L’Italia è stata fatta fuori dai Mondiali ancora prima del loro inizio. Non accadeva dal 1958, secolo scorso, non ero ancora nata. Una TRAGEDIA. Che dire d’altro? Pazienza! E comunque, io ho già deciso per chi tiferò ai campionati che si terranno tra qualche mese in Russia.
La mia squadra del cuore, quella per cui soffrirò ogni volta 90 minuti e poi nei supplementari e anche per i rigori se ci saranno, sarà l’Islanda. A me sembra ovvio, ma forse non lo è: continuano ad arrivarmi richieste di spiegazioni. Perché mai l’Islanda? Per tutto ciò che elenco qui sotto.
Tiferò Islanda perché adoro il “Viking thunder-clap”, quel rito che si fa battendo le mani a ritmo sempre più veloce, gridando ogni volta “Uhh”. Si chiama anche “geyser sound” e io me ne sono innamorata quando ho visto in diretta tv la gente di Islanda festeggiare il rientro a Reykjavík della Nazionale che aveva eliminato – Davide contro Golia – gli inglesi agli Europei dell’anno scorso conquistando i quarti a Parigi, dove poi era stata battuta dalla Francia per 5 a 2. Qui sotto c’è l’irresistibile video.
Tiferò Islanda perché è un Paese che conta appena 335 mila abitanti. Che sono proprio pochi: noi a Milano siamo 1 milione e 400 mila tanto per darvi un’idea. Quello che mi piace è che i 335 mila sono parte, in un modo o nell’altro, della Nazionale: hanno probabilità altissime di essere parenti con almeno uno dei giocatori. E la partita vinta con l’Inghilterra agli Europei l’hanno vista tutti: il 99,8 per cento della popolazione era davanti alla tv. Insomma, sono “fratelli”, e si vogliono bene.
Tiferò Islanda perché è allenata da un tipo dal nome impronunciabile, Heimir Hallgrimsson, e dal passato molto interessante. Il ragazzone viene dalle isole Westman, un arcipelago a sud dell’isola principale, 5.000 abitanti a esagerare. Per anni ha allenato le donne e il suo mestiere ufficiale è quello di dentista.
Tiferò Islanda perché i suoi calciatori non se la tirano e non considerano il pallone l’unico Dio della loro vita. L’allenatore Hallgrimsson ha detto che il problema principale è stato convincere la squadra a restare concentrata dopo il grande risultato ottenuto agli Europei: «La prima birra bevuta dopo una festa non è mai la migliore» ha osservato. Modo di dire intelligentissimo, lo applicherò anche alla mia storditissima vita.
Tiferò Islanda perché è una nazione che ha molto investito nello sport negli ultimi vent’anni, e lo ha fatto “per proteggere i giovani dalle cattive frequentazioni”(adoro questo linguaggio antico). Ha costruito strutture al coperto, perché si giocasse nonostante il freddo e la neve, ha aperto accademie e si è data da fare per formare gli allenatori (Italia prendi esempio!). Sui campi indoor riscaldati si sono allenati anche i giocatori della Nazionale che si conoscono da tempi della Under 21.
Tiferò Islanda perché Gylfi Sigurdsson e Johann Gudmundsson, che hanno segnato i gol decisivi contro il Kosovo e hanno permesso la qualificazione ai mondiali di Russia della loro squadra, sono proprio due bei ragazzi. E questo non guasta. Come non guasta l’esempio del portiere Thor Halldorsson che nel tempo libero si sta preparando a una carriera alternativa da videomaker perché non si sa mai. Ditemi voi se non è saggezza.
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