In questi giorni bui, perché sono proprio giorni bui, pubblico qui le foto di un bambino nato in mezzo al mare.
Si chiama Miracle, Miracolo, ed è venuto alla luce ieri, sabato 26 maggio, a bordo della Aquarius, la nave di ricerca e soccorso gestita da Medici senza Frontiere e Sos Mediterranee.
Miracle è nato in acque internazionali alle 15.45 da una donna soccorsa il 24 maggio da una nave della marina militare italiana e in seguito trasferita a bordo dell’Aquarius.
Pesa 2,8 chili e sta bene.
La neomamma ha raccontato all’équipe di Msf a bordo di aver trascorso un anno in Libia, di essere stata tenuta prigioniera, picchiata, di aver ricevuto pochissimo da mangiare e di aver subito estorsioni per ottenere soldi per il rilascio. Ha detto di essere fuggita con il suo compagno e centinaia di altre persone all’inizio di quest’anno e da allora di essersi nascosta in casa di un amico in Libia, prima di affrontare giovedì scorso la pericolosa traversata del Mediterraneo.
«La situazione in Libia è estremamente pericolosa per rifugiati e migranti. Se fosse andata in travaglio solo 48 ore prima, avrebbe dato alla luce il bambino in un nascondiglio su una spiaggia in Libia, senza alcuna assistenza medica» ha detto Aoife Ni Mhurchu, infermiera di Msf. «Mi ha raccontato che la loro barca in realtà era partita mercoledì, ma dopo pochi minuti il motore si era guastato ed erano tornati a riva. I trafficanti hanno detto loro di nascondersi sulla spiaggia, poi sono scomparsi e per 24 ore non sono tornati. A quel punto è stata lasciata lì, terrorizzata, così avanti nella gravidanza, senza cibo né acqua».
Più che mai gli eventi di oggi, come la storia di questa donna, mostrano quanto sia necessaria la presenza di Msf nel Mediterraneo e come le Ong non debbano essere ostacolate o criminalizzate per le loro operazioni salvavita di ricerca e soccorso in mare.
Con la nascita di Miracle, la Aquarius è sbarcata nel porto di Catania con un totale di 70 persone a bordo.
Non sono popolari queste storie in questi tempi. Ma io continuo a raccontarle. A voi che avete il cuore di stare ad ascoltare.
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