Ci sono numeri che bisogna conoscere. Numeri come questi.
Ogni minuto nel mondo 20 persone sono costretta ad abbandonare la propria casa a causa di guerre, carestia e fame, persecuzioni religiose o etniche, disastri ambientali.
Lo scorso anno quasi 80 milioni di persone (10 milioni in più rispetto all’anno precedente) hanno dovuto lasciare le proprie terre e trovare rifugio in uno Stato estero o all’interno del loro Paese. Di queste, circa 25,9 milioni sono rifugiati, più della metà di meno di 18 anni.
Il 20 giugno è la giornata mondiale del rifugiato.
E i numeri qui sopra sono quelli resi noti dal rapporto annuale Global Trends dell’Unhcr .
«La giornata si celebra nel contesto di una crisi mondiale drammatica» ha detto Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
«Non solo registriamo un numero di persone costrette a fuggire dalle proprie case mai così elevato, ma assistiamo a un mondo in lotta col Covid-19».
E se negli ultimi mesi «siamo stati testimoni di come Paesi e comunità di tutto il mondo abbiano incluso i rifugiati nei piani nazionali di risposta sanitaria, ora è fondamentale assicurare l’inclusione di rifugiati e sfollati nei piani socioeconomici di risposta alla pandemia».
Dalla comunità di Sant’Egidio arrivano altri numeri. E un monito. «Dal 1990 a oggi, nel mare Mediterraneo o nelle altre rotte dell’immigrazione verso l’Europa, sono morte 40.900 persone.
Un conteggio drammatico, che si è ulteriormente aggravato nei primi mesi del 2020, quando, nonostante la situazione di emergenza causata dal Covid-19, sono state 528 – per metà donne e bambini – le persone che hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere il nostro continente, soprattutto dalla Libia attraverso la rotta del Mediterraneo centrale.
È una tragedia dell’umanità di cui occorre fare memoria.
Migliaia di persone si trovano ancora nei centri di detenzione in Libia o nei campi profughi di Lesbo, dove alle condizioni disumane si è aggiunto il pericolo della pandemia. E’ più che mai urgente aprire i canali dei corridoi e dell’evacuazione umanitaria».
Ci sono i numeri. E poi c’è un filmato che in poco più di un minuto bene racconta la storia dei tanti a cui è dedicata la giornata del rifugiato.
Nasce da un’idea della sezione milanese di Medici senza Frontiere.
Le foto del filmato (e quella in alto) sono di Nicola Lopomo, i testi di Erri de Luca e Fabrizio Gatti, le voci narranti di Caterina Maniglio e Giulia Perucca. Io ve lo posto qui.
Se arriveranno vivi in Europa
li chiameranno addirittura disperati
anche se sono tra i pochi al mondo
ad avere ancora il coraggio
di giocarsi la vita
carichi di speranza.
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