Caserma Diaz Genova 2001

Diaz, l’Italia condannata per tortura

I pestaggi commessi dalle forze dell’ordine nella caserma di Genova Bolzaneto nei giorni del G8 del 2001 sono atti di tortura. Lo ha sancito la Corte europea dei diritti umani che ha condannato l’Italia per quanto commesso dalle forze dell’ordine a Bolzaneto, nei giorni del G8 a Genova nel 2001. La Corte ha stabilito che si è trattato di tortura e che lo Stato non ha condotto un’indagine efficace. Ciascuna delle persone vittima di quelle violenze avrà diritto a ricevere tra 10mila e 85mila euro  per i danni morali.

Mi ricordo la paura. 

Il 21 luglio 2001, a Genova c’era il G8 e io seguivo il corteo dei no global e dei pacifisti per il mio giornale. Ero con una collega e con un fotografo, ci avevano mandato in tre perché si sapeva che sarebbe stato complicato.

Volevamo raccontare la gente comune, la gente per bene che manifestava per una globalizzazione più umana.

Eravamo arrivati la sera precedente, in una città spettrale e sconvolta per la morte di Carlo Giuliani, 23 anni. Bar, negozi, case: tutto sbarrato. Non un posto in un albergo: per dormire avevamo trovato ospitalità in una casa privata.

Quel giorno seguivamo il corteo, e c’era tantissima gente.

Siamo finiti tutti dentro gli scontri.

Da una parte la polizia in assetto antisommossa, i manganelli, gli spray urticanti. Una polizia cattiva, che non conoscevo. Dall’altra decine di black bloc, i berretti neri a nascondere la faccia, i fumogeni, le pietre.

Mi ricordo le vetrine sfasciate, le auto e i cassonetti in fiamme, le urla.

Ero in mezzo, e non sapevo cosa fare. Soprattutto non capivo. Non capivo tanta violenza contro la gente comune, noi giornalisti, i manifestanti pacifici.

Mi è andata bene. Un’ambulanza mi ha fatto salire e allontanare un centinaio di metri dal cuore degli scontri.

Il mattino dopo ho saputo cos’era accaduto nella notte nella caserma Diaz, concessa dal comune al Genoa Social Forum come media center e dormitorio. L’irruzione della Polizia. I pestaggi.

«Hai   presente una tonnara?» ha raccontato tre giorni dopo Lorenzo Guadagnucci, allora 37enne, giornalista della redazione economica del Resto del Carlino, alla collega Olga Piscitelli. «Sono entrati armati di sfollagente, coperti dal casco. Mi hanno picchiato in tre. Mi hanno ridotto una maschera di sangue». La sua testimonianza è raccolta in un articolo che ha 16 anni, ma che vale la pena di leggere.

Alla fine i feriti furono una sessantina: tra loro Arnaldo Cestaro, all’epoca 62enne e fratture multiple per le botte, autore del ricorso alla Corte europea dei diritti umani che ha condannato l’Italia non solo per la tortura ma anche per non avere ancora una legge adeguata a punire quel reato.

***

Sedici anni anni dopo io ho ancora in bocca il sapore della paura. E ho la consapevolezza di aver vissuto una pagina tremenda della storia italiana.

foto in apertura: @DALLA RETE

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *