E poi, quando avevo quasi perso la speranza di ricevere un segnale – un qualsiasi segnale – da quella nave in mezzo al Mediterraneo, mi arriva un messaggio di Alina dalla Aquarius: «Stare in nave e lavorare è difficilissimo, almeno per me. Il bambino di nome Destiné Alex è stato fortunato, la mamma in Libia non ha mai fatto un controllo. Ha già un figlio avuto a 15 anni. Lei ne dimostra 30 almeno ma ne ha solo 21».
A me, questo messaggio emoziona.
Mi emoziona così tanto che solo ora, parecchie righe dopo l’inizio di questo pezzo, mi accorgo che l’attacco è un po’ criptico, anzi è davvero intorcigliato.
E allora, ricomincio da capo.
Alina è Alina Perri, ostetrica di Medici senza Frontiere che ho conosciuto anni fa a Lampedusa. E’ lei che ha fatto nascere a bordo il bel bambino che vedete nella foto in braccio alla mamma, con accanto il papà.
Destiné Alex ha visto la luce alle 17.05 di giovedì 26 maggio sulla nave Aquarius dell’associazione umanitaria Sos Méditerranée che, con l’aiuto del personale medico di Medici senza Frontiere, si occupa dei migranti che arrivano per mare.
Destiné Alex è nato appena qualche ora dopo il salvataggio della sua mamma e del suo papà, originari del Camerun.
Se avesse deciso di venire al mondo solo qualche ora prima, sarebbe stato partorito su un gommone in mare.
Bernadette Obiona e Fayan Dibonde hanno voluto che Destiné portasse come secondo nome quello del capitano della Aquarius Alex Moroz, che ha commentato così il lieto evento:
«Questo bambino aveva una possibilità su un milione di farcela, e l’ha presa».
La coppia ha lasciato il primo figlio con il nonno in Camerun, ha attraversato l’Algeria e ha raggiunto la Libia, dove si è imbarcata. Con una paura grandissima. «Mi avevano detto che il viaggio nel Mediterraneo avrebbe potuto essere tremendo» ha raccontato Bernadette. «Avessi potuto scegliere sarei tornata nel mio Paese, ma la Libia è un Paese terribile e feroce, ho passato le mie giornate a nascondermi per paura di venire uccisa».
Oggi, al sicuro con il suo Destiné Alex, Berbardette sogna che il figlio abbia successo nello vita. E – spera – anche la nazionalità italiana.
Da parte sua Alina continua il viaggio in mare. Sulla sua pagina Facebook ha pubblicato una foto dove tiene Destiné Alex in braccio (la vedete in alto): «Tanta fatica, le occhiaie lo confermano, ma contenta di questa bellissima esperienza. Grazie Msf per avermi proposto l’Aquarius e il Mediterraneo come luoghi di lavoro e di vita!».
A me viene da pensare che sì, la fatica è grande, il mare non sempre è amico, le storie tragiche che si raccolgono con le persone ripescate dal mare sono ogni giorno sempre troppe. Ma che è anche meraviglioso ciò che Alina e i suoi colleghi fanno. Ha un senso. Ed è questa la cosa più bella.
Ci sono foto che raccontano la morte e la vita.
C’è il gommone che vedete in mezzo al mare, ripreso nel buio della notte nelle acque del Mediterraneo, che porta con sé migranti. La Marina italiana ieri ne ha salvati 135, ma altre decine sono caduti in mare e annegati quando l’imbarcazione si è rovesciata su un fianco.
E ci sono Destiné Alex e anche Favour, la bimba di 9 mesi sbarcata a Lampedusa senza la mamma morta nella traversata, al sicuro in braccio al medico Pietro Bartòlo. A loro la vita sorride.
Hanno vinto quella terribile lotteria che assegna una possibilità di farcela ogni milione.
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