Sembrava salvo. Invece il lupo è ancora sotto attacco.
Anzi, nonostante il quasi milione di firme raccolte grazie alla mobilitazione delle associazioni ambientaliste e animaliste e alla petizione lanciata su Change.org dai Verdi, il piano che il 23 febbraio verrà sottoposto alla Conferenza Stato-Regioni prevede uccisioni per fini “scientifici” e caccia aperta nei parchi nazionali e regionali.
L’allarme arriva da Lav, Enpa, Lipu, Lac (Lega abolizione caccia), Lndc (Lega del cane), Animalisti italiani, Leidaa (Lega italiana difesa animali e ambiente).
«Contrariamente a quanto sostenuto dal Ministro Galletti alla Camera» denunciano le associazioni «il Piano Lupo non solo riapre la caccia al più grande predatore italiano ma, nella sua versione più aggiornata, messa a punto in una riunione tecnica del 24 gennaio, aumenta le possibilità di sparo contro i lupi».
In questa versione, che ha la data 25 gennaio 2017, è stata introdotta una condizione che consente di “scavalcare” tutte le fasi di autorizzazione.
Nei casi di particolare necessità, si dice, legati a esigenze di ricerca scientifica, non sarà necessario dimostrare che l’uccisione di un lupo rappresenta la misura estrema da adottare, dopo che tutte le altre azioni si sono dimostrate inefficaci.
In più, è stato rimosso il divieto di uccidere i lupi all’interno dei parchi nazionali e regionali, sostituendolo con un sibillino invito a “procedere con cautela”.
Lav, Enpa, Lipu, Lac, Lndc, Animalisti italiani, Leidaa hanno chiesto aiuto al premier Gentiloni «perché si faccia carico in prima persona della definizione di un Piano Lupi realmente rispondente all’interesse pubblico, eliminando ogni possibilità di uccisione e raccogliendo così l’appello di centinaia di migliaia di italiani che vogliono tutela e protezione per questa specie».
La convivenza con il lupo è possibile anche per gli allevatori.
Il Wwf ha messo a punto un dossier dove spiega come l’uso di recinzioni elettrificate e di cani pastore di razza maremmano-abruzzese siano più efficaci rispetto agli abbattimenti.
Le Regioni Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Lazio, Campania, Basilicata, Calabria e Puglia si sono già espresse pubblicamente contro la condanna a morte dei lupi.
Si spera che nella Conferenza Stato–Regioni del 23 febbraio riescano a impedire l’approvazione del Piano se non con lo stralcio del capitolo che consente le uccisioni.
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