«Ue’ marxisti, quest’anno il White Christmas party non è al circolino, sbrigatevi…». Chi diavolo sono quei quattro sfigatoni vestiti con sciarpona rossa, camicia a quadretti, giacche che ricordano un po’ l’eskimo di altri tempi, piantati davanti a una sezione chiusa del Pd, serranda abbassata in uno stabile popolare, con scritte di writer sui muri?
“I nostri eroi”, come li chiamerò d’ora in poi, sono i superstiti del Pci-Pds-Ds-Pd, e vengono apostrofati con accento brianzolo da un figaccione del “nuovo Partito Democratico”, quello del 2014, del 40 per cento alle Europee, del Patto del Nazareno, delle cene degli imprenditori per finanziare il partito.
Il figaccione è su un Suv, i quattro sfigatoni gli rispondono: «Sleghiamo le bici e arriviamo».
È la favola di Natale, la favola del Pd.
I nostri eroi si trovano alla festa di Natale del Pd in una discoteca insieme ai “nuovi militanti” che hanno nomi come Anthony e Fanny. Chiedono birra artigianale e vino biologico a chilometro zero ma si serve solo una marca di vodka che sponsorizza la serata. Il figaccione balla e urla: «Capisco i sindacati e i diritti dei lavoratori, ma il mondo del lavoro è sempre più free, è smart! Renzi ha dato un volto nuovo al partito, ragazze giovani e belle».
I nostri eroi sono sempre più lividi, quasi si sentono male davanti al comico Simonello che fa ridere con la battuta sui dipendenti pubblici: «Quanti ne servono ad avvitare una lampadina? 200! Perché 100 sono in malattia e 99 in maternità! Paura!».
Poi, come in tutte le favole, accade il miracolo.
C’è una reazione. Vera. Forte. «Una volta prendevamo il 15 per cento ma eravamo felici, noi eravamo per il cambiamento ma non così» si dicono i quattro, prima di essere apostrofati da un tipo del nuovo Pd che parla di figa. E che si prende un malrovescio sul naso: «Ci siamo rotti il cazzo di questo partito del cazzo, di essere trattati così, di non contare un cazzo. Ci riprendiamo il passato, non moriremo democristiani».
Ricordate le fiabe di Natale? Ecco, ora manca solo la neve.
Le ragazze scosciate si coprono con le felpe della Fiom, il dj stordito spara a tutto volume Contessa di Paolo Pietrangeli (oh….), si beve lambrusco, si ascoltano Pino il partigiano che ormai ripete sempre le stesse frasi e Moni Ovadia, che impone di imparare a memoria, per la sera del 31 dicembre, le prime 50 pagine dei Quaderni del carcere di Antonio Gramsci («Qui non siamo alla Leopolda eh!»).
Ma mentre il comico Simonello legge Il Capitale di Marx e si alzano i pugni chiusi (dei figaccioni e delle bellone non più scosciate), il sogno svanisce. E i nostri eroi si ritrovano nella discoteca, alla festa di Natale (anzi al Christmas party) del nuovo Pd. E abbozzano. E sorridono.
Si intitola Natale con il Pd 2014 ed è il filmato che è andato in onda in una puntata di Piazza Pulita su La 7 per la serie «Il terzo segreto di Satira». È lungo 8 minuti, che è tanto lo ammetto ( “continuiamo così, facciamoci del male…” cit. Nanni), ed è insieme comico, triste e terribilmente reale.
E fa venir voglia di dire che, davanti al Patto del Nazareno, all’incontro tra Prodi e Renzi (Prodi, ma perché?!), alle minacce minacciose di Civati che finiscono sempre nel nulla, al jobs act che entra in vigore, a Napolitano che sferra fendenti e chissà… Ecco, fa venir voglia di dire che adesso che arriva Natale, che è una festa in cui bisogna (sempre) essere molto felici anche se si finisce (spesso) per essere molto tristi, una reazione sarebbe davvero un miracolo. Non dico i Quaderni di Gramsci a memoria, ma magari ricominciare dal lambrusco…
Ma nella vita vera, si sa, i miracoli non esistono. Buon Natale Pd!
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