Oddio, quante ne ho raccolte di storie come quelle che leggo sui giornali in questi giorni. Storie di povera gente soccorsa nel mare della Sicilia, che raccontano di botte e stupri, di miseria e di paura.
Ho passato notti sul molo a Lampedusa, insieme a Medici senza Frontiere. E a più di due anni da allora mi fa ancora star male ricordare uomini, donne e bambini, le facce incrostate di sale, gli occhi spalancati su una costa che neanche sapevano quale fosse. «Italia?» chiedevano. «Sì, Italia» rispondevano dalla banchina.
Sono giorni che mi tormenta una pioggia di numeri e polemiche: «Se il tempo si mette al bello sbarcheranno in 100 mila». «La missione Mare nostrum costa 9 milioni di euro al mese e i cittadini italiani finiscono per finanziare l’invasione delle coste». «Ogni straniero “pesa sulle nostre tasche” per 35 euro al giorno». C’è chi è arrivato a chiedere che i migranti vengano respinti al largo.
Numeri e polemiche che non sopporto più.
Accidenti a voi, mi viene da dire a chi, di tutto questo, è protagonista. Accidenti a voi. Avreste dovuto incontrarla quella donna incinta che, scendendo dal barcone, reggeva con le mani la sua pancia, a proteggere un bambino che sarebbe venuto al mondo lontano da una casa che non avrebbe visto mai. Avreste dovuto guardarla negli occhi la ventunenne che nella calca di centinaia di esseri umani su una carretta del mare aveva perso la figlia di 4 anni, che non aveva più ritrovato. Avreste dovuto respirare la disperazione di quei tanti scappati per fame, per persecuzioni politiche o religiose, per condizioni di vita disumane.
Accidenti a voi. Che dimenticate che chi arriva su quei barconi non è un conto economico o uno strumento da campagna elettorale, ma una persona da aiutare. E che potreste essere al suo posto, se solo non foste nati, per buona sorte, da questa parte del mondo.
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