Rispetto all’avvocato di Philadelphia, che vince la causa contro lo studio che lo ha licenziato ma muore, la storia di Giusi Giupponi, volto e sorriso da ragazza, ha un lieto fine. Ma la sua testimonianza ci dice, ancora una volta, che l’Aids è una malattia due volte cattiva. Perché, anche se ne parla sempre meno, continua a diffondersi: sono 34 milioni i casi nel mondo e 150 mila in Italia. E perché, alle cure e alle sofferenze che bisogna affrontare per tenerla sotto controllo, si aggiunge la crudeltà dei comportamenti di tanti.
«Un malato di Hiv è una persona come le altre: la differenza sta soltanto negli occhi di chi la guarda»
così Giusi alla giornalista Mariella Boerci che l’ha intervistata.
La battaglia di Giusi Giupponi è una battaglia dura, con momenti drammatici. Ma a differenza di Tom Hanks in Philadelphia, forte di una famiglia che gli si stringe intorno e di un compagno (Antonio Banderas) che non lo abbandona fino all’ultimo, lei si ritrova sola. «Il 16 marzo 1999 mi hanno consegnato il referto delle analisi, che avevo fatto perché da tempo non mi sentivo bene» racconta nell’intervista a Donna Moderna. «Appena si è sparsa la voce, intorno a me si è creato il vuoto. Una voragine in cui sono spariti tutti nel giro di poche ore: fidanzato, famiglia, amici».
Poco dopo la diagnosi, Giusi cade in coma per 50 giorni: quando – miracolosamente – si riprende, si sente dire dai medici di non avere più di sei mesi di vita. Ma lei non vuole chiudere la partita: le medicine e la sua straordinaria forza di volontà la fanno resistere, anno dopo anno, nonostante le difficoltà anche economiche.
Oggi Giusi Giupponi è presidente della Lila, la Lega italiana per la lotta contro l’Aids di Como e fa parte del coordinamento nazionale dell’associazione. Da dieci anni aiuta gli altri a ricominciare a vivere.
«Dall’Aids non si guarisce ma la solidarietà può essere più forte della malattia».
E ora, a 50 anni, con un compagno, una casa sul lago e il cane Shiva, Giusi comincia a credere «di poter vivere più o meno come tutti. Almeno fino a 60 anni, per continuare a fare quello che mi piace: il lavoro, l’amore, i viaggi, le passeggiate con Shiva. Se ci arrivassi sarei soddisfatta. Poi su altre proroghe si può sempre ragionare…».
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