(testo del 31 maggio 2016 aggiornato il 25 ottobre 2016)
Era annunciato per oggi il pronunciamento della Corte costituzionale sulla possibilità di un processo Eternit bis contro l’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, ultimo in vita tra i proprietari dell’Eternit, condannato in primo grado a 16 anni e in Appello a 18 per disastro doloso ambientale, poi prosciolto dalla Cassazione per prescrizione il 19 novembre 2014.
La Procura di Torino ha chiesto che venga processato per omicidio doloso per la morte di 258 persone uccise da malattie provocate dall’amianto. Ma i difensori di Schmidheiny si sono appellati al principio del “ne bis in idem”, secondo cui non si può processare due volte la stessa persona per i medesimi fatti.
Il gup di Torino Federica Bompieri, il 24 luglio scorso ha girato il quesito alla Corte Costituzionale. Il pronunciamento, atteso per oggi, non è arrivato.
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Oggi ho passato più di tre ore a fissare lo schermo del computer. Così, seduta, senza fare nient’altro che guardare davanti a me. Mi avevano detto che la sentenza sarebbe uscita intorno alle 17. Io ho impostato i lanci dell’agenzia Ansa sulla parola Eternit e ho cominciato ad aspettare.
Ho fissato per più di tre ore lo schermo del computer in attesa di una sola notizia: il sì o il no della Corte costituzionale. Un sì o un no sulla possibilità di un processo Eternit bis, e soprattutto
sulla possibilità di continuare a sperare in una giustizia che scappa di mano a noi di Casale ogni qualvolta siamo quasi convinti di averla acciuffata.
Ecco, se dovessi esprimere con un’immagine il nostro stato d’animo, io vi racconterei di una montagna alta che stiamo faticosamente scalando da anni. Che ci ha visto quasi in cima e poi scivolare e rotolare giù, in fondo. Ammaccati e contusi, ma testardi nel non arrenderci. Pronti a ricominciare a scalare.
Oggi fissavo lo schermo e stringevo i denti per non pensare a niente. Appena fosse uscita la notizia di agenzia, avrei dovuto scrivere un pezzo per il sito del mio giornale. Che parole avrei usato se fosse arrivato un no? Cercavo di mettere in fila qualche frase, ma erano tutte senza significato. Ho smesso.
Davanti a me il computer e quella montagna da scalare – forse, se fosse invece arrivato un sì – un’altra volta.
Il lancio Ansa non è uscito. Il pronunciamento non c’è stato. Domani si ricomincia. Ad aspettare cercando di non pensare. A sperare.
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(25 ottobre 16) Il 21 luglio 2016 la Corte Costituzionale ha pubblicato la sentenza con la quale stabilisce che Stephan Schmidheiny, proprietario dell’Eternit, potrà essere processato per la seconda volta. La Corte ha dichiarato che non si applica il principio del “ne bis in idem” (secondo cui non si può processare due volte la stessa persona per i medesimi fatti) sicuramente per i morti “nuovi”, cioè per chi si è ammalato ed è morto dopo la chiusura del processo Eternit uno. La sentenza è importante, ma sarà il giudice dell’udienza preliminare di Torino a decidere se rinviare a giudizio Schmidheiny per omicidio. La prima udienza si tiene giovedì 27 ottobre.
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