bunus 5 parlamentari

Se i 5 parlamentari hanno preso il bonus è anche colpa nostra

Sarà una questione di privacy, ma sull’identità dei cinque parlamentari che si sono intascati (o hanno chiesto) il bonus da 600 euro prendendo indennità superiori ai 10 mila euro al mese forse si tace per sicurezza. Perché quando verranno fuori i nomi (e verranno, ogni giorno c’è un dettaglio in più, quindi chi sono si sa già) cadrà sulle loro teste una tale valanga di insulti che niente esclude che qualcuno pensi anche di prenderli a botte.

La questione dei cinque, tre leghisti di quel Salvini che ora si interroga sui commercialisti che avrebbero chiesto il bonus all’insaputa dei diretti interessati (!!!), uno del sta-sereno-Renzi, un altro dei 5 stelle-tagliamo gli sprechi, è una schifezza, c’è poco altro da dire. Ma io credo che rifletta qualcosa di più ampio e radicato e altrettanto schifoso (scusate le definizioni poco gentili).

Siamo un Paese dove chi non paga le tasse è considerato un ganzo. Dove chi frega il prossimo è un furbone, dove se ti danno il resto sbagliato tu lo intaschi e stai ben zitto (tanto per arrivare fino a esempi microscopici).

Ma c’è anche altro. Ci sono tanti piccoli segnali che bene spiegano come gira il nostro mondo.

Per esempio.

In questi mesi di lockdown ho visto pubblicate sui social entusiastiche elegie del lavoro agile da parte di simpatiche (per dire) esponenti che il lavoro agile lo promuovono e ne fanno un fiore all’occhiello. Loro, il lavoro agile, lo svolgono su meravigliose terrazze affacciate sul mare di cui postano pure le foto, accompagnate da commenti ammirati. Peccato che mai ci sia un cenno a chi il lavoro agile è stato costretto a farlo nel suo bilocale, insieme ai suoi bambini, magari con un computer solo, oppure neppure quello.

E poi.

In questi mesi di lockdown ho visto pubblicate sui social strazianti lamentazioni da parte di proprietari di strutture culturali che, nel bel mezzo della pandemia, tuonavano contro una chiusura che causava così tante perdite economiche. Lamentazioni che si alzavano da meravigliose magioni in campagna, e senza neppure un cenno a chi davvero nel mondo dello spettacolo era ridotto alla fame (e quando tutto tornerà normale una bella inchiesta su quanto viene pagato e come chi lavora nello spettacolo spero venga fatta).

Sono solo altri esempi di una “classe dirigente” su cui dovremmo tutti fermarci a ragionare. Perché quando hai tutto o quasi, dovresti avere l’intelligenza (se non la sensibilità) di evitare certe prese di posizione (quando sono solo prese di posizione). Ed è inutile chiudere gli occhi sul fatto che se i cinque parlamentari l’avessero fatta franca avrebbero ricevuto delle belle pacche sulle spalle dai colleghi meno “furbi”. Ora vedremo.

Ma.

Non bisogna confonderli con chi amministra piccoli Comuni e prende indennità microscopiche e se non lavora non ce la fa (quindi sarebbe da chiarire quel 2.000 riferito ad amministratori e buttato lì, e vedere con attenzione quanti sono i furbi e quanti i poveri veri. Certo che chi ha un reddito dignitoso per sua ammissione dovrebbe avere un senso etico che lo porta a rinunciare al bonus, oltre che un pensiero…)

E.

Che fine ha fatto il giornalista tv che si è intascato i 600 euro come i cinque parlamentari? Ecco, tenuto conto che appartengo alla categoria (dei giornalisti), mi fa un po’ strano che su questo signore sia sceso il silenzio. Anzi, non mi fa strano per niente.

Va così, e la responsabilità è soprattutto nostra. Basterebbe cambiare registro, e “lavorare” per far crescere altri valori. Senza dimenticare che quando vince il più furbo, forse i più furbi non siamo noi.

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