Domenica 17 aprile si vota per il referendum. Una consultazione che ci chiede se vogliamo che, al termine delle concessioni già rilasciate, alle società petrolifere che attualmente estraggono gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalle coste italiane sia impedito di continuare a farlo fino a esaurimento del giacimento, senza limiti di tempo (è intorcigliato lo so, ma è da quando sono nata che mi chiedo perché le domande dei referendum siano sempre così complicate).
Sono qui stasera, davanti alla tv. Sto vedendo, anzi ri-vedendo, Alla ricerca di Nemo. Che racconta non solo la storia del pesciolino che ha perso il suo papà, ma anche la bellezza del mare.
E dei pesci, delle conchiglie, dei fondali…
Una meraviglia.
Con questa meraviglia (e con il mare, i pesci, i gabbiani, le conchiglie…) hanno deciso di schierarsi 12 artisti italiani protagonisti di un filmato a sostegno della campagna di Greenpeace a favore del sì. Lo potete vedere sopra, basta un clic.
«Il mare è un patrimonio naturale da proteggere, così fragile e prezioso da non meritare l’oltraggio delle trivelle. Perché “il mare non è un giacimento”. Noi tutti votiamo sì perché bisogna cominciare a investire sulle energie rinnovabili. Noi votiamo sì perché i nostri figli voterebbero sì» dicono, a nome di tutti, Ficarra e Picone.
I “tutti” sono, oltre a Ficarra e Picone, Nino Frassica, Claudia Gerini, Elio Germano, Valeria Golino, Flavio Insinna, Noemi, Piero Pelù, Isabella Ragonese, Claudio Santamaria e Pietro Sermonti.
Sostengono le ragioni di Greenpeace e delle nove regioni promotrici del referendum che chiedono agli italiani di stare dalla parte del mare, delle energie pulite, della bellezza e dell’integrità delle nostre coste e delle nostre acque.
Comunque la si pensi sulle trivellazioni e l’estrazione di gas e petrolio,
al referendum è giusto e importante partecipare.
Votando sì o no, ma votando in ogni caso.
Non mi piace per nulla chi invita all’astensione. Astenersi vuol dire delegare altri a decidere al posto mio, rischiare di far fallire uno strumento come il referendum che permette a tutti noi di poter contare nelle decisioni, scappare dalle proprie responsabilità.
Scegliere di far saltare il banco perché non si è sicuri di vincere.
Una scelta di questo genere non solo non fa bene al mare. Soprattutto non fa bene a noi.
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